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POEMA RICICLABILE

 

Titolo Italiano

Capitolo corrispondente in Inglese

 

 

 LA TERRA IN PERICOLO:

ENDANGERED EARTH

 

Riccioli d'Oro

Goldilocks and the Anthropic Bear

Eco-librio instabile

On the top of the rugged hill

L'effetto Sinergico       

Synergy and other effects

La vita è un gioco, mischia le carte

Threats by Nature, threats by man

 

 

LA TERRA IN PERICOLO

 

 

Riccioli d'Oro

 

La Terra è il bel pianeta della vita:

un numero infinito d'animali

vi vivono, ed intorno essa è abbellita

d'alberi, piante, ed altri vegetali.

 

La vita esiste da miliardi d'anni,

nessuno sa come si sia evoluta,

ma ha superato, senza grossi danni,

qualunquesia catastrofe avvenuta.

 

La zona dove esiste questa vita,

chiamata normalmente Biosfera,

è una zona ristretta e definita,

tra qualche miglio in su, nell'atmosfera

 

e qualche miglio in basso, sotto il mare.

altrove, non c'è stata evoluzione,

la vita non esiste, a quanto pare,

perché è mancata qualche condizione.

 

La vita, ce lo dicono gli esperti,

ha bisogno dell'acqua certamente,

per questo, per esempio, nei deserti,

incontriamo la vita raramente.

 

Inoltre, per la vita, la natura

non vuole l'acqua calda, né gelata,

insomma, pure la temperatura

dev'essere nel mezzo situata.

 

Se fosse la metà, o se fosse doppia,

la vita non sarebbe più presente,

perché, dice il proverbio, il troppo stroppia

e il troppo poco non è sufficiente.

 

Giacché la cosa sembra assai palese,

gli han dato gli scienziati un nome ad hoc,

quelli di lor che scrivono in Inglese

lo chiamano l' Effetto Goldilocks.

 

Riccioli d'Oro, quella ragazzina,

tra l'altro – dico - assai maleducata

che, girando tra i boschi una mattina,

nella Casa degli Orsi appena entrata

 

senza bussar, si mangiò la minestra,

ruppe una sedia (quelle d'Orsacchiotto),

e alla fine scappò dalla finestra,

dietro di lei lasciando un bel… casotto.

 

Riccoli d'Oro, narra appunto il dramma,

la pappa d'Orso-Babbo, ancor bollente

lasciò da parte, e quella d'Orsa-Mamma

ch'era già fredda, non gradì per niente,

 

ma si finì la pappa dell'orsetto,

e poi un po' stanca, e certo ben saziata,

s'addormentò - ma guarda - nel suo letto.

Era una bimba, insomma, anche… viziata.

 

La vita sulla Terra è 'sta bambina.

Il sole la riscalda da lontano,

sorgendo al tempo giusto ogni mattina,

però ce la riscalda piano piano,

 

senza bruciarla. Come? Sulla Terra

le nuvole trattengono il calore

con quello che chiamiamo Effetto Serra.

Su Marte (quello rosso di colore)

 

le nubi non ci sono, e il caldo sfugge,

su Venere ricoprono il pianeta

e c'è un vapore acido che strugge:

è la desolazione più completa.

 

La Terra, invece, è proprio al punto giusto,

e qui, come si sa, la vita nacque,

poi, con gli anni, ci prese tanto… gusto

che si diffuse in terra dalle acque.

 

All'inizio, batteri, pesci e rane,

dopo, gli uccelli, i cani e le giumente

ed alla fine anche le scimmie… umane,

dette (da noi) la Vita Intelligente.

 

L'evoluzione, dicon gli scienziati,

è un processo che accade molto piano,

perciò miliardi d'anni son passati

dai microbi a… noialtri che pensiamo.

 

E per giungere a noi, le "condizioni

Riccioli d'Oro" son rimaste fisse

sicuramente per cotanti eoni,

altrimenti – lo dice Lapalisse –

 

adesso non potremmo… riferire.

Questo è il Principio Antropico, che suona:

"Se l'uomo esiste, questo vuole dire

che lo poteva fare" (questa è buona!).

 

 

 

 

 

Eco-librio instabile

 

Giacché la vita è qui, come ci appare,

da lunghissimo tempo, è naturale,

che a noi ci venga spesso di pensare

che "qualcosa" la serba tale e quale.

                                        

Chi provvede, per gli uomini di Fede,

è chiamata Divina Provvidenza,

ma pure rispettando chi ci crede,

non è una spiegazione per la Scienza.

 

Alla Scienza interessa solo il "Come",

mentre l'Ultimo Fine e la Ragione

non sono Scienza, ed hanno un altro nome:

"Fede", "Credere in Dio" e "La Religione".

 

La Scienza ignora il Soprannaturale,

ed il suo pregio (e forse il suo difetto)

è di spiegare un fatto naturale

soltanto col sistema causa-effetto:

 

ogni fatto è chiamato "un certo stato

osservato, descritto, ed esistente

perché un qualcosa te l'ha causato".

Quel "qualcosa" è "uno stato precedente".

 

La scienza chiede "Come s'è arrivati,

partendo da uno stato, ad un secondo",

prende i dati, osservati o calcolati,

e, piano piano, ti descrive il mondo.

 

Noi vedremo (tra poco, v'assicuro)

che il metodo funziona anche all'inverso:

come il presente causerà il… futuro

della vita, qua, in mezzo all'universo.

 

Ma torniamo a discuter… terra-terra.

Per mantenere stabile la vita,

ci vuole il già citato Effetto Serra,

cioè la quantità ben definita

 

d'un gas presente qui nell'atmosfera,

il CO2 (dell'acqua… minerale!).

Esiste un ciclo, nella Biosfera,

che l'abbia mantenuto tale e quale

 

per secoli, a dir meglio per eoni?

Il CO2 è prodotto soprattutto

dai vulcani durante le eruzioni,

e viene consumato (ma non tutto)

 

dagli alberi e da tutte le altre piante.

Se i vulcani diventano più attivi,

la foresta si fa lussureggiante,

e dopo, quando son meno cattivi,

 

riducono di molto l'emissione

ma le piante, cresciute a dismisura,

aumentan del consumo la razione,

abbassando il livello, ed in natura,

 

ondeggiando su e giù, come sul mare,

il livello rimane assai costante,

o meglio, assai costante esso ci appare,

ma la realtà è purtroppo ben distante.

 

L'esempio qui descritto (un poco anfibio)

è una descrizione dello stato

definito "sistema in equilibrio

stabile", ovvero quello che, turbato,

 

ritorna al posto suo velocemente,

ma ce n'è un altro, instabile, (l'opposto)

che se turbato un poco, immantinente,

fugge lontano, e non ritorna al posto.

 

Per essere pignoli, ce n'è un terzo,

chiamato dagli esperti "indifferente":

l'hai spostato (girando un po' lo sterzo)?

Lui resta là, né gliene frega niente.

 

Pensate un po' al biliardo, ed al boccino:

quando la palla è in buca, lì ci resta.

È il primo caso. Il terzo è il tavolino.

Il secondo è una palla messa in testa:

 

in bilico ci sta, ma se la tocchi

un pochettino, subito la vedi

precipitare giù, con i tuoi occhi,

e finire per terra (o su i tuoi piedi!).

 

La natura è però più complicata:

è simile ad un sassolino tondo

su un monte dalla cima un po' schiacciata.

Il sasso vaga, come un vagabondo,

 

spinto dai forti venti dell'altura,

questi venti, che sono poi, di fatto,

nient'altro che le Forze di Natura.

La cima, poi, non è un pianoro piatto,

 

nel complesso è una cima assai schiacciata

ma è piena di cunette, pietre e dossi.

Vagando per la cima accidentata

Il sassolino cade a volte in fossi

 

dove rimane a lungo, fino a quando,

una folata forte lo colpisce,

lo tira fuori, e questo, rotolando,

in cima a un dosso un attimo finisce,

 

però rimane lì solo un momento:

per l'equilibrio instabile sul dosso,

rotola giù, persino senza vento,

e ricade di nuovo dentro un fosso.

 

Il vento spira in molte direzioni,

ed il pianoro è vasto: il nostro sasso

rimane sulla cima per eoni,

più o meno al centro, e non va mai dabasso.

 

Ma ecco arriva l'Uomo, che gli piace

di costruir la casa in cima al monte.

Il posto è bello: panorama, pace,

aria frizzante, ed acqua dalla fonte,

 

però la superficie è accidentata:

niente paura, con la scavatrice,

passiamoci, gli diamo una stirata

e faremo una piatta superfice.

 

E l'Uomo spiana ieri, oggi e domani,

spingendo il sassolino fino al ciglio,

e il sassolino, che non ha le mani,

purtroppo non può prendere un appiglio…

         


 

 

 

L'effetto sinergico

 

Una legge ben nota della scienza,

che vale pure per l'Ecologia

è la somma che sale alla potenza

ed è chiamata in gergo Sinergia.

                            

Se dici: due più due fa sempre quattro

lo sanno tutti, i geni ed i babbei,

la sinergia dimostra che di fatto

la somma due più due fa invece sei.

                     

E c'è di peggio: se raddoppi il tutto,

darebbe quattro e quattro solo otto,

ma invece, dall'effetto farabutto

si ottiene che risulta… un quarantotto!

 

Ragazzi, dalla vostra faccia vedo

che l'astrazione porta fuori pista,

perciò a un esempio più concreto accedo:

"La storia della suocera e l'autista".

 

Facciamo conto che ieri mattina

un'auto, dalle falde del Gran Sasso,

sia scesa lentamente per la china,

con al volante un bell'autista grasso.

 

La strada è tutta curve, e il nostro tizio

guida in discesa, andando verso il mare,

a pochi metri a lato, il precipizio.

Comunque il nostro eroe sa ben guidare,

 

va piano, nonostante il malumore,

ché dietro a lui, la madre della moglie,

seduta nel sedile posteriore,

ciarlando, dalla guida lo distoglie.

 

Notiamo poi che l'auto, in quanto a massa,

si trova in situazione sbilanciata,

per via dell'uomo e della tizia grassa,

ma l'auto peserà una tonnellata

 

ed anche se a sinista è più pesante

la differenza è poca, e rallentando

ogni volta, alle curve, sul tornante

risponde l'automobile al comando.

 

Purtroppo, situazione inaspettata,

ché c'è una macchia d'olio sull'asfalto.

Lui sbanda un poco, piccola frenata,

(e l'angelo custode, su dall'alto,

 

ci mette una parola certamente),

per questa volta è come un terno al lotto:

due metri ancora e loro, come niente,

andavano a finire giù di sotto.

 

Ogni fattore è piccolo, e da solo,

la sua influenza s'avvicina a zero:

non basterebbe a provocare il volo

che porta tutti dritti al cimitero,

 

ma se i fattori agiscono in combutta

può il risultato risultar fatale.

Stavolta se la sono vista brutta,

però gli è andata bene - meno male!

 

Ma ora, come un bravo professore,

e com'è d'uopo fare nella scienza,

aumentiamo di poco ogni fattore

e ripetiamo ancora l'esperienza.

 

L'autista, questa volta, ha un po' più fretta

e l'accelleratore spesso pigia,

poniamo, inoltre che stavolta metta

a manca, sopra il tetto, una valigia.

 

La suocera ora fa da caporale

e il nostro eroe è vicino ormai allo scoppio,

la macchia d'olio, fatto naturale,

da ieri s'è allargata, e è larga il doppio.

 

Ora vi chiedo: in questa situazione,

con i fattori maggiorati un poco,

finirà il nostro autista nel burrone?

La probabilità (qui non è un gioco),

 

aumenta molto, ma per buona sorte,

anche stavolta, ringraziando il cielo,

s'è fermato sul ciglio della morte,

però stavolta c'è mancato un pelo!

 

Adesso teminiamo la lezione,

parlando un poco dell'Effetto Soglia.

Eccovi in breve qui la spiegazione:

se ripetiamo un certo qualsivoglia

 

di volte, ed in maniera un po' diversa

l'esperimento, allora, prima o dopo,

a lungo andar, la causa è bella e persa,

'ché frenare non serve più allo scopo:

 

purtroppo non è sempre carnevale,

e giunti qui alla fin della tenzone,

alla fine finisce sempre male,

non c'è santi che tenga: nel burrone!

 

E, una volta caduti giù di sotto,

a far filosofia ce n'hai la voglia

la statistica, qui, può far fagotto:

una volta passata quella soglia

 

non si risale più da quel dirupo.

La soluzione è un'altra, state attenti:

invece di gridare: "Al lupo! Al lupo!"

prendere in tempo dei provvedimenti.

 

Infatti il Nostro è mica un mentecatto

che resta scemo là, senza far niente,

la prima volta che succede il fatto

s'accorge del pericolo incombente,

 

e quindi prende già provvedimenti:

guida più attento, frena, e alla bisogna

urla alla vecchia, senza complimenti,

di stare buona e di tappar… la fogna! 

 

 

 

 

 

La vita è un gioco, mischia le carte…

 

Gli effetti che ho elencato fino a adesso

ci aiutano a capire la Natura,

come ha agito finora, e ad un dipresso,

come agirà nell'epoca futura.

 

Però c'è un altro effetto, mi rammento,

che non tratta di Scienze o Geografia,

ma dell'Uomo e del suo comportamento,

quindi direi ch'è di Psicologia.

 

Non credo che abbia un nome già proposto,

e giacché tutti i nomi sono buoni,

me ne sono inventato uno sul posto:

lo chiamerò "L'Effetto dei Calzoni".

 

Si può spiegare con diversi approcci

e, già visto che l'uno l'altro vale,

io spero che stavolta non vi scocci

se narro un'esperienza personale.

 

Io sono un uomo medio in tutto quanto:

di mezz'età, "più-o-meno" di statura,

non obeso, né magro più di tanto,

insomma medio di corporatura.

 

Quest'inverno, cenando accanto al fuoco,

ho divorato più d'una salsiccia

e, siccome di sport ne faccio poco,

ho messo su, purtroppo, un po' di ciccia.

 

Solo due chili, stando alla bilancia,

finiti tutti (scherzi di natura)

al girovita, proprio sulla pancia,

dove in genere chiudo la cintura.

 

A Marzo sono andato a ripescare

i calzoni che avevo ben riposto

(leggeri per poterli indossare),

come ogni anno sempre a fine Agosto.

 

Ci  credereste?  Uno non ce n'era

che io potessi chiudere alla cinta.

Tutti stretti! Dannata primavera…

Macché! Nemmeno a metterci la… spinta!

 

A questo punto non ho avuto scelta

e sono andato, questo è naturale,

a comprar dei calzoni, un po' alla svelta

- tre paia nuove - al centro commerciale,

 

riponendo con cura nel cassetto,

insieme a tutti gli abiti pesanti,

ogni calzone che m'andava stretto,

ancora quasi nuovi tutti quanti,

 

invece di buttarli dentro al secchio.

Vista la trippa, non mi son convinto

nemmeno poi, guardandomi allo specchio,

e non mi sono dato ancor per vinto:

 

"Son tutti quanti in buone condizioni:

appena dimagrisci, tu vedrai

che non ti mancheranno le occasioni

e certamente li rimetterai…".

 

So bene che li butterò lo stesso

di certo a Marzo prossimo venturo,

quando anche quelli che ho comprato adesso

m'andranno stretti (poco, ma sicuro).

 

Insomma, lo sapete che vi dico?

Che, anche senza fare troppa scienza,

conoscete anche voi più d'un amico

che ha fatto, come me, quest'esperienza.

 

In sintesi: non solo noi fingiamo

di non vedere quello che succede,

quando alla fine noi ce n'accorgiamo

ci consoliamo ancora con la fede

 

che tutto si sistemerà da solo,

mentre invece si sa che il palloncino,

sfuggito dalle mani e preso il volo

non tornerà mai indietro dal bambino.

 

Ma noi facciamo finta d'ignorare,

con la filosofia di certi struzzi.

Faremmo invece meglio a ricordare

l'autista del Gran Sasso negli Abruzzi:

 

oggi il problema c'è, domani… mena,

non è che poi da solo lui la smette

se noi mettiamo il capo nella rena

con la filosofia delle scimmiette:

 

non veder, non parlare e non sentire.

E, detto questo, concludiamo il tema:

Anche se c'illudiam di non capire,

è inutile ignorar che c'è un problema,

 

tanto, alla fine, quello poi riciccia,

specie se siamo quelli che, di fatto,

ci siamo divorati la salsiccia,

anche se poi diamo la colpa al gatto!

 

Mi chiederete: "Sì, ma tutto questo

Cosa c'entra, però, con la Natura?

Insomma, nonno, ma qual è il contesto?

Diccelo, sì, ma in forma meno oscura".

 

La Natura, tenetelo presente,

è un tipo estremamente pelandrone

che agisce molto, molto lentamente,

anche se qualche volta, all'occasione,

 

esplode in una forza senza pari:

epidemie, vulcani, terremoti.

Ma si tratta di eventi molto rari,

anche se forse sono quelli noti.

 

E, non avendo molto altro da fare,

con tanto tempo a sua disposizione,

la Natura si mette anche a giocare

un gioco che si chiama Evoluzione.

 

Evoluzione: un gioco lemme lemme

che si misura spesso con gli Eoni:

più della vita di Matusalemme,

migliaia d'anni, o meglio ancor, milioni.

 

Giocando questo strano solitario,

la Natura dispone le sue carte,

semi diversi e di valore vario,

lasciandone qualcuna da una parte.

 

C'è l'asso, la regina, il dieci, il fante,

e c'è, naturalmente, il due di picche:

nuove specie di bestie, pesci e piante

deboli e forti, poverine e ricche.

 

Ma la Natura  a volte, per sollazzo,

interrompendo il gioco regolare,

prende tutte le carte, mischia il mazzo

e poi lo "taglia", per ricominciare.

.

Con il mazzo diviso ora in due parti

Qualche carta rimane ancora in gioco

e qualcuna finisce tra gli scarti,

sì, specialmente quando vale poco.

 

Ogni taglio del mazzo è un raro evento

che distrugge gran parte della vita,

che però si rinnova nel momento

che di nuovo riprende la partita.

 

Il brutto è che, voi tutti lo sapete,

l'Uomo ha il vizio di mettere il suo naso

anche in quello che a lui non gli compete.

Una di queste cose, guarda caso,

 

è il cambiamento fatto nell'Ambiente

che la Natura ha fatto… naturale.

Noi lo mutiamo assai velocemente

in un ambiente nuovo e artificiale,

 

il che equivale a dir che l'Uomo sposta

le carte sistemate con cautela.

Non sempre la Natura ha una risposta

e, se ce l'ha, non sempre ce la svela,

 

a volte la rimanda a… domattina.

è quel che accade quando una farfalla

batte l'ali, volando per la Cina

(adesso la questione si fa gialla!):

 

lo spostamento d'aria va lontano,

e, fatto mezzo giro della terra

diventa d'improvviso un uragano

che colpisce la Nuova Inghilterra.

 

Il nostro è un mondo pieno di minacce

che mettono in pericolo la Vita,

pericoli che hanno molte facce

qualcuna ancora oggi non capita,

 

ma ce ne sono altre invece chiare,

che esistono perché le abbiam create

proprio noi con le mani e, cosa fare,

le abbiamo anche cresciute ed ingrassate.

 

Le conosciamo, ma facciamo finta

che non ci siano affatto adirittura

- ricordate i calzoni con la cinta? -

E allora diam la colpa alla Natura

 

quando ci arriva il colpo all'improvviso,

e invece di guardarci nello specchio

ci vergognamo di guardarci in viso,

chiudiamo gli occhi e buonanotte al secchio.

 

La Natura ci è comodo incolpare,

comodo sì, però resta una finta,

perché noi pretendiamo d'ignorare,

per l'effetto "Calzoni con la cinta",

 

effetto che ha, poi, vari corollari

che ne spiegan le tristi conseguenze,

espresse spesso in detti popolari

corroborati a volte dalle scienze:

 

C'è la legge di Murphy, che sostiene

(riporto qui la forma generale)

che se hai due stade, quella che va bene

e l'altra invece che finisce male,

 

puoi star certo che scegli quella errata.

L'esempio conosciuto più palese

è quello della fetta biscottata

spalmata a burro oppure a maionese

 

che, chissà come, il burro è sempre sotto,

quando questa ti cade dalle mani.

Murphy oramai è già diventato un motto

in tutto il mondo, e i cari Americani

 

d'esser gli autori alzano pretese,

ma pure questa volta, cosa fare,

la scoperta l'ha fatta il Bel Paese.

Qui non abbiamo nulla da imparare,

 

ché tutti conosciamo a menadito

la legge italianissima del Menga:

"Se l'hai beccata dentro un certo sito,

te la tieni, e non c'è Santi che tenga!".

 

Beh? Non ho usato mica parolacce,

è solo che ho bevuto un po' di vino…

Ma giacché vi ho parlato di minacce,

andiamo ad osservarle da vicino.

 

 

 

 

Segue: MINACCE DALLA NATURA

 

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